domenica 26 febbraio 2012

BIOCHIMICA DELLO STATUS SOCIALE


In una ricerca del 1994, Michael McGuire scoprì che i maschi alfa delle comunità di cercopitechi verdi manifestano un livello di serotonina doppio rispetto ai subordinati.

Fu un lavoro fondamentale per il successo degli psicofarmaci negli anni seguenti, poiché la serotonina è un neurotrasmettitore responsabile di molte sensazioni di benessere. In chimica e farmacologia, principi attivi come la fluoxetina (quello del Prozac) intervengono ritardando il riassorbimento di serotonina dalle sinapsi, incrementandone così la permanenza nell'organismo.

McGuire e il suo staff notarono che nel cercopiteco alfa questo esorbitante rilascio naturale poteva essere annullato schermandogli con uno specchio la vista degli altri membri della comunità. Questo significa che l'incremento di serotonina è dovuto alla percezione dell'atteggiamento sottomesso degli altri, più che all'essere capo in sé (è un effetto piuttosto che una causa). Di conseguenza, un comportamento altrui poco sottomesso causa nel capo una perdita di benessere.

D'altro canto, "Più risorse si controllano e più ci si sente meglio", dice il professor David Kipnis della Temple University. Ovvero, meno risorse si controllano e peggio si sta.

Insomma, dopo "Platone è meglio del Prozac", possiamo aspettarci nelle librerie "Comandare è meglio del Prozac", se davvero fare sesso aumenta la serotonina del 5-10%, il Prozac del 20%, e fare il capo (ma soprattutto essere oggetto di deferenza da parte dei sottoposti) la fa schizzare su almeno del 50%.

BIBLIOGRAFIA:

Richard Stengel,  Manuale del leccaculo. Teoria e storia di un'arte sottile, ed. Fazi

COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:

Ordino a Lulù di scendere da quella pila di maglioni appena stirati su cui sta dormendo. Non ne vuol sapere, mi guarda con la solita aria di sufficienza. Che mondo di merda.

mercoledì 8 febbraio 2012

BARBE E GATTI






Una volta tanto sono in sintonia con l'assurda moda internettistica del momento: immagini di barbuti in compagnia di gatti.

Ci sono almeno un paio di siti a tema:

Dudes with beards with cats

Boys with beards with cats

Il vitellone nella foto sopra (non quello con la barba, quello con i baffi) è lo stesso che sei anni fa sonnecchiava con i fratellini a bordo cesta dopo una lettura svagante:


AGGIORNAMENTO 24/3: Ci siamo anche noi.

domenica 8 gennaio 2012

GLI EBOOK FANNO SFRACELLI

Against DRMSembra che gli editori di ebook, non volendo fare la fine delle case discografiche, abbiano imparato la lezione degli mp3 e si siano parati per bene lo culo a scapito dei poveri lettori.

Il giorno della Befana cercavo qualche spunto per un lavoro che devo fare in questi giorni su follia e diversità. Individuato un libro interessante ("Pazzi come noi" di Ethan Watters), cerco l'ebook per mettermi subito a leggere. Niente: l'edizione in italiano esiste solo a stampa.

Bene, penso, lo prendo in inglese e buona notte. Trovo l'ebook sul sito dell'editore originale a euro 9,99 (che non è poco, trattandosi di un file replicabile a costo zero), avvio la procedura per acquistarlo ma scopro che dall'Italia non lo posso comprare. Voglio dire: si tratta di un banale download, perché non lo posso fare dall'Italia? Provo con un altro paio di librerie inglesi online, stesso risultato. E' evidente che c'è un problema di esclusiva dei diritti.

Infatti alla fine lo trovo su amazon.it, ma non è in formato Adobe Digital Editions - ovvero lo stesso di altri ebook che ho acquistato questa estate su IBS. E' disponibile solo in formato Kindle, quindi devo scaricare anche l'applicazione Kindle, che è l'unica con cui lo si può leggere. L'applicazione è gratuita, ma devo tenere sul PC due programmi diversi: uno per leggere certi libri, uno per leggerne altri. Mossa furba e protezionistica di Amazon per fare in modo che, quando si comincia a leggere libri Kindle, convenga continuare a leggere libri Kindle (che vende solo lei) anche quando ci sarebbe l'alternativa.

Poi non posso:

- stampare il libro (neanche parzialmente);

- copiare e incollare parti del testo (altrimenti lo copi tutto e lo incolli in word e lo stampi e fine delle protezioni);

- prestarlo a qualcuno, perché l'applicazione di lettura è legata all'account che fa gli acquisti;

Insomma, mi chiedo se vale la pena sopportare tutte queste limitazioni pur di avere un libro subito, peraltro a un costo sproporzionato.

venerdì 30 dicembre 2011

ADDIO MERDAIOLO

In questo mondo non vi sono che due tragedie: una è causata dal non ottenere ciò che si desidera, l'altra dall'ottenerlo.
Quest'ultima è la peggiore, la vera tragedia.

Oscar Wilde, Il ventaglio di Lady Windermere




Conduco una vita filosofica. Come si conduce una vita filosofica? Pensando. Riflettendo su tutto, problematizzando, ESAMINANDO a fondo ogni minimo aspetto della realtà. Applicando sempre il dubbio, cercando a ritroso le ragioni delle ragioni delle ragioni delle ragioni delle cose in cui si crede. Abitando la distanza ma rimanendo alla larga dalle passioni, schivando qualsiasi impeto irrazionale.

Conduco una vita filosofica. Eppure a volte mi ritrovo, mutatis mutandis, come il conte Mascetti quando lascia la Titti dopo averla beccata a letto con una ragazza e dopo il tentato suicidio di sua moglie:


Mascetti: "Devo parlarti"

E parlò quasi un'ora con voce ferma, la voce dell'uomo che vede chiaramente qual è il suo dovere ed è deciso a farlo anche se gli costa metà del suo sangue.

Mascetti: "...e poi io ho già troppe colpe verso quella povera disgraziata. Ci mancherebbe altro che rifacesse quel gesto. No no, non mi ci far nemmeno pensare perché, guarda, non potrei sopportarlo. Sarei capace di uccidermi pure io. Perché vedi, tu sei giovane e hai diritto di essere incoscente, ma io no, NO! Capisci? Si, lo so, ti sto rovinando. Io non posso pretendere di ipotecare il tuo avvenire. Non me lo perdonerei mai. E poi, poi tu a un certo momento potresti anche dirmi che tutte queste belle cose le sapevamo fin da prima, che magari questo è soltanto un pretesto per liberarmi di te dopo che ho saputo di quel tuo difettino. Poi difettino fino a che punto non lo so. No no, la verità è un'altra: bisogna saper guardare in faccia la realtà. E' stato un sogno, un sogno molto bello e basta. Tu hai 18 anni, io ne ho 52. Non è per quei 34 anni di differenza, che poi sarebbero il meno. E' che il nostro amore non può avere nessun avvenire.
Coraggio Titti, è meglio che ci togliamo il coltello dalla piaga e non ci pensiamo più.
Ma sì, è l'unica.
Addio Titti."


Titti (masticando una gomma): "Addio merdaiolo, ci si vede domani al solito posto, a mezzogiorno!"

Mascetti: "No, alla mezza, a mezzogiorno ho un pignoramento!"

Titti: "Va bene!"




Per fortuna la delusione, poi, è assicurata. Ma non si addice a un aspirante consulente filosofico.


giovedì 22 dicembre 2011

UTENTI PARMENIDEI E UTENTI ERACLITEI (MICA CAZZI /5)



Gli utenti parmenidei sono quelli per cui ciò che è è, ciò che non è non è. In assoluto.


Non mi arrivano più le mail del commercialista, tutte le altre sì.

Il tuo commercialista avrà qualche problema al server di posta in uscita

Non è possibile, arrivavano fino alla settimana scorsa!

Guarda che ai server di posta ci lavorano continuamente, cambiano i sistemi antispam, cambiano i controlli sui mittenti...

Si, ma lui ha la posta con Libero

...


E' come rientrare a casa, trovarla svaligiata e constatare "Ma come, non era mai successo prima! Ora chiamo l'arredatore e mi incazzo."

Gli utenti eraclitei sono quelli per cui tutto scorre. Di continuo.


Vorrei che la mia collega leggesse lo stesso account che leggo io, così non deve accendere il mio computer quando non ci sono

Fatto.

E poi che vedessimo le mail inviate l'una dell'altra

Fatto.

Ma in due cartelle distinte, che altrimenti non si capisce nulla

Fatto.

E poi che comparissero a tutt'e due nella posta inviata le fatture che spedisce il programma di contabilità che sta su un altro computer ancora

Fatto.

E che di ogni messaggio chieda automaticamente la conferma di recapito

Fatto.

E di lettura

Fatto.

E che entrambe si possa consultare lo storico dei messaggi di prima che arrivassi tu di tutt'e due

Fatto.

E poi che possiamo leggere le mail dal Blackberry e che anche sul Blackberry si vedano le mail spedite da me e da lei in due cartelle separate e le fatture e le conferme di recapito e di lettura e tutto quello che ho chiesto prima ma sul Blackberry. Ti ho detto che il mio telefono è un Blackberry?

Fatto.

Ma non è che poi se vedo tutto sul Blackberry dopo non lo vedo più nel computer, eh!?

Scherzi? Tutto uguale sul computer e sul telefono.

E poi... Mmmmmh.... E poi... Mumble mumble... Che se il mio commercialista ha intenzione di mandarmi una mail e poi non lo fa, il messaggio arrivi lo stesso


...


Perché non esistono utenti kantiani? Quelli per cui vale la variante dell'imperativo categorico "Chiedi come se dovessi rendere conto tu stesso del tuo domandare"?

Sempre a proposito di domande: se volevo fare il postino facevo domanda alle poste.

sabato 10 dicembre 2011

LACRIME E SANGUE... DEI SOLITI NOTI


Stamattina l'ennesima richiesta di scontrino all'ennesimo barista. E un pensiero: se tutti quelli che pagano le tasse alla fonte costringessero a pagarle anche quelli che lo fanno come opzione, forse ci sarebbero meno lacrime e sangue nelle manovre finanziarie del governo.

Ma siamo italiani.

domenica 23 ottobre 2011

NAMEBOOK


Ancora sul mio social network preferito.

Facebook è stato il primo a chiedere agli utenti di usare il nome proprio. Addio allo sfoggio di fantasia dei nickname, alla scelta di un avatar, a un insieme di simboli e invenzioni che ci rappresenti meglio di quanto non faccia il nostro aspetto.

La realtà è di nuovo quella "di fuori", che non è LA realtà ma solo ciò che i sensi ci restituiscono (si chieda a un pittore surrealista cosa pensa in proposito).

Presentando la nuova timeline che compare sui profili, Mark Zuckerberg ha detto questa perla:

Vogliamo fare in modo che la Timeline sia un po' come casa nostra. Sarà possibile curarla personalmente, nascondere quello che non vogliamo appaia, in modo che esprima veramente ciò che siamo.

Un network che ha il vezzo di associare il nome all'immagine, casomai, esprimerebbe ciò che veramente siamo proprio se facesse comparire quello che non vogliamo appaia. Siamo quel nome (di cui non siamo responsabili), quell'immagine (di cui siamo solo parzialmente responsabili), siamo una rete di relazioni, ma siamo solo una parte della nostra biografia: quella che ci piace mettere in mostra. Mah...

Diceva Jacques Derrida: Ho il gusto del segreto, ho un moto di timore o terrore davanti a uno spazio politico, per esempio, a uno spazio pubblico, che non dia spazio al segreto. Per me, esigere che si metta tutto in piazza e che non ci sia foro interno è già il farsi totalitaria della democrazia. Se non si mantiene il diritto al segreto si entra in uno spazio totalitario.

Ovvio che su Facebook si possa mettere solo ciò che si vuole, senza svelare proprio tutto tutto. Ma già a proposito del nome proprio, Andrea Tagliapietra nel 2002 chiosava:

In questo spazio totalitario, la prima domanda riguarda l'identità. Ogni rilevamento poliziesco inizia con la dichiarazione delle "generalità". Per Canetti è, questa, la richiesta più arcaica, che rivela "il dubitoso rapporto con la preda: Chi sei? Ti si può mangiare?". Con il possesso del nome (o la sua attribuzione mediante l'atto di nominare) si manifesta il potere assoluto di chi ottiene la rivelazione del nome su chi viene costretto a confessarlo. Si tratta di un potere di vita o di morte. Nella favola, splendidamente raccontata dalla musica di Puccini, il principe Calaf, "scioglitore di enigmi", vince Turandot indovinandone il nome e proponendo alla crudele principessa il controenigma del segreto del suo stesso nome. Come recita la celeberrima romanza, cavallo di battaglia di molti tenori: "Il mio mistero è chiuso in me / il nome mio nessun saprà!"



COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Nello stereo: la Turandot? No, Sick Tamburo, Sick Tamburo