martedì 31 dicembre 2013

RUSH FINALE


Pago lo scotto di essere stato piuttosto pigro negli ultimi tempi, con questo rush finale di San Silvestro. Ci sono alcuni argomenti di cui avrei voluto scrivere da tempo, ma non l'ho fatto. Non che siano temi da bruciare col vecchione, tutt'altro. Li voglio legare all'anno che finisce, con il buon proposito di svilupparne alcuni nel 2014.

UNO: Henri Laborit

Qualche mese fa ho visto Mon Oncle d'Amerique di Alain Resnais, capolavoro del 1980 di cui ho scoperto per caso l'esistenza su YouTube. Così ho conosciuto il lavoro di Henri Laborit, biologo e filosofo francese morto nel 1995, ho letto i suoi Elogio della fuga e Dio non gioca a dadi. Mi si è aperto un mondo.

Per riassumere in poche parole la teoria espressa nel film e nei libri, ogni situazione che crea stress si può affrontare in tre modi: lottando, fuggendo o sottomettendosi. Delle tre opzioni, solo le prime due preservano la salute del soggetto. La terza sfocia nella somatizzazione del problema, quindi nelle cosiddette malattie psicosomatiche o nella depressione. Da cui l'altra importante conclusione a cui giunge Laborit, ricordato spesso come scienziato anarchico: le gerarchie sono il male.

Il riscontro alle sue supposizioni è stato trovato in laboratorio con un esperimento (quasi) innocuo: un topo chiuso in una gabbia divisa in due stanze riceve una piccola scarica elettrica attraverso il fondo dell'area in cui si trova. In due casi questa situazione non provoca alcun esito negativo sulla salute dell'animale: quando può rifugiarsi nella stanza a fianco dove non c'è scossa (se la porta tra i due settori è aperta) e quando - pur non avendo vie di fuga - la presenza di un altro topo gli consente di sfogare il nervosismo. I due topi lottano tra loro, credendosi l'un l'altro la causa del disagio. Benché non serva a evitare il pizzicore dell'elettricità sulle zampe, i due escono dall'esperimento sani come prima, con il pelo disteso e morbido e nessun problema al funzionamento dell'organismo.

L'unica situazione da cui il topo esce vistosamente provato (dopo un certo numero di ripetizioni) è quella in cui non ha modo di fuggire alla scossa, perché la porta che lo condurrebbe altrove è chiusa, e non ha nessuno con cui prendersela. Se riportiamo tutto questo agli esseri umani, visto che le regole della società aborrono e puniscono gli scontri fisici, è chiaro che l'unica soluzione per salvarsi la pelle è fuggire.

Almeno secondo Laborit e i suoi studi.

DUE: Ayn Rand

Ayn Rand è una filosofa a dir poco trascurata nel panorama occidentale dei pensatori del '900, sebbene il suo Oggettivismo sintetizzi alla perfezione il  modo di pensare contemporaneo (pensare? Ormai una certa concezione del mondo è un sostrato implicito). Le sue idee non mi piacciono un granché (nata in Russia, vissuta lì nei primi anni dello stalinismo e poi emigrata negli Stati Uniti, era fermamente convinta che la via del capitalismo conducesse dritti alla libertà), salvo un capitolo del suo saggio Philosophy: who needs it, un testo mai tradotto in italiano, un altro di quei libri che pubblicherei se fossi un editore.

Il capitolo si intitola Philosophical detection e spiega come riconoscere le fallacie argomentative in certe frasi fatte che capita di sentire in giro: Non essere troppo sicuro - non si può essere sicuri di niente; E' logico, ma la logica non ha nulla a che vedere con la realtà; Sarà pure stato vero in passato, ma oggi non lo è più; etc.
Descrive il modo dialettico con cui un filosofo dovrebbe approcciarsi a qualsiasi affermazione per capire se si trova di fronte a un dato di fatto o a un crimine intellettuale.

Un buon proposito per il 2014: mettere insieme i dati sui filosofi intesi come detective (non solo la Rand, anche i pochi altri che hanno fatto questo parallelo) e creare una pratica filosofica-gioco utile e coerente con quest'idea.

TRE: Arcade Fire

L'ultimo album degli Arcade Fire, Reflektor, è bellissimo.

A parte qualche canzone sparsa (tipo Rebellion, la sigla di Otto e mezzo il programma della Gruber), gli Arcade Fire non mi sono mai piaciuti più di tanto. Troppo folk, troppi e superflui sul palco, troppo poco europei. Sarà che sono canadesi...

Ora è uscito questo disco, a cui ha collaborato anche David Bowie, che è un capolavoro dal primo all'ultimo pezzo, è elettronico e ha dei testi stupendi. E' deciso: a giugno vado a vederli a Verona.


QUATTRO: Frank Zappa

Un omaggio natalizio a Zappa: G-Spot Tornado programmata sulla Roland D2. Di natalizio ci sono solo le lucine della groovebox.





COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Dieci! Nove! Otto! Sette!...


venerdì 13 dicembre 2013

GRAZIE BERNARD (DELLE CICALE, CI CALE /2)


Se penso a quante cose interessanti sono state scritte in inglese e mai tradotte in italiano, mi viene voglia di aprire una casa editrice solo per tradurre e pubblicare quello che vorrei leggere.

Una di queste cose è The Grasshopper di Bernard Suits, un testo del 1978 mai uscito in Italia. Racconta gli ultimi istanti di vita e il lascito morale della cicala della celebre favola di Esopo, quella in cui la formica rappresenta il comportamento virtuoso di chi lavora sodo per assicurarsi un futuro. La cicala, per contro, ha cantato tutta l'estate e non ha pensato a mettere da parte qualcosa. Il finale, con la formica che dice alla cicala "Hai cantato tutta l'estate? Adesso balla." è di una crudeltà esemplare.

Simile per struttura e contenuti al Critone di Platone, The Grasshopper ricorda molto anche l'Apologia di Socrate. Anche qui una creatura morente presenta le sue ragioni e giustifica la sua natura.

Ne riporto un brano tradotto al volo. La Cicala si rivolge a due formiche, Skepticus e Prudence, che sono diventate sue discepole. A Skepticus, come è facile intuire dal nome, non la si fa tanto facilmente.


"Ho tre risposte per ciò che hai detto, Skepticus, e temo di dovertele dire presto, perché il sole è calato e il gelo sta già avanzando attraverso i campi. Primo, evidentemente sono stata creata solo per giocarmi la vita e morire, e sarei una profana se andassi contro il mio destino. E' questo, se vi piace, l'aspetto teologico del mio caso. Ma, in secondo luogo, c'è una logica ineludibile quanto il fato o, se preferite, un fato ineludibile quanto la logica. L'unico argomento contro lo stile di vita della Cicala è il fatto chiaro a tutti che oggi uno muore se non lavora. La risposta a questo è che la mia morte è in ogni caso inevitabile. Perché se non sono previdente in estate, muoio in inverno. E se in estate sono previdente, per definizione non sono più la Cicala. Ma io in estate sarò lungimirante o non lo sarò; non esiste una terza via. Quindi, o muoio o non sono più la Cicala. Ma siccome io sono la Cicala - niente di più e niente di meno - morire e non essere più Cicala sono per me la stessa cosa. Non posso sfuggire a questa logica o a questo destino. E siccome io sono la Cicala e voi siete altro, ne segue che non siete costretti in questa logica. Come ho accennato prima, penso spesso di essere stata creata al solo scopo di morire per voi; per portare questa pesante ma inevitabile croce. Ma confesso che questo pensiero mi viene solo quando mi identifico in un proto-cristiano, o in un tardo-pagano. Altre volte (e questo mi porta alla terza e ultima delle risposte alle tue obiezioni, Skepticus) ho la strana sensazione che entrambi siate Cicale mascherate; in effetti, penso che ogni essere vivente sia in realtà una Cicala."
Udito questo, Prudence sussurrò a Skepticus: "La fine deve essere vicina; la mente sta iniziando a vagare per conto suo." Ma Skepticus fissò intensamente la loro amica e maestra, che riprese a parlare.
"Ammetto che suona come una balorda bizzarria", disse la Cicala, "e non sono certa di voler condividere i miei pensieri. Tuttavia, sono abituata a folleggiare con il pensiero, quindi andrò avanti, e poi farete delle mie parole ciò che vorrete. Voglio dirvi che ho da sempre un sogno ricorrente, in cui mi si rivela - anche se non saprei dire come - che ciascun vivente è in realtà impegnato in giochi elaborati, pur credendosi allo stesso tempo indaffarato in cose serie. I carpentieri, che si credono semplicemente immersi nei propri affari, stanno in realtà giocando un gioco, e lo stesso accade con i politici, i filosofi, gli amanti, gli assassini, i ladri e i santi. Qualsiasi occupazione o attività possiate pensare, non è altro che un gioco. Questa rivelazione è di certo sorprendente. Il seguito è terrificante. Perché nel sogno, a questo punto, vado a persuadere tutti coloro che incontro della grande verità che mi è stata rivelata. Come io riesca a farlo non lo so, eppure li convinco. Ma nel preciso istante in cui ciascuno è persuaso - e questa è la parte spaventosa - cessa di esistere. Non è solo che il mio ascoltatore scompare nella macchia, anche se in effetti lo fa. E' che so con assoluta certezza che non esiste più da nessuna parte. E' come se non fosse mai esistito. Sebbene atterrita dall'esito del mio insegnamento, non riesco a fermarmi, ma avvicino subito un'altra creatura con le mie novità, finché non le ho svelate all'intero universo e ho convertito tutti all'oblio. Infine, resto sola tra le stelle d'estate in totale disperazione. Quindi mi sveglio, felice di vedere che il mondo pullula ancora di creature senzienti, e che è stato solo un sogno. Vedo il carpentiere e il filosofo alle prese con i loro lavori come prima... Però mi domando: è davvero tutto come prima? Il carpentiere su quel tetto sta semplicemente martellando dei chiodi, o sta compiendo le mosse di un antico gioco di cui ha dimenticato le regole? Ma ora il gelo monta su per le zampe. Il sonno mi assale. Amici cari, addio."

Bernard Suits, The Grasshopper


COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Mi tocca rivalutare le cavallette (Grasshopper in inglese è la cavalletta, la favola di Esopo viene tradotta come "The ant and the grasshopper", mentre in italiano è sempre stata "La cicala e la formica"), di cui ho sempre avuto il terrore.