domenica 2 febbraio 2014

GENESI DEL SOGNO DI UN PAZZO


RECENSIONE DEL LIBRO
"PERCHE' IL MONDO ESISTE? Una detective story filosofica" di Jim Holt


Di fronte alla domanda "Perché esiste qualcosa anziché il nulla?" ogni altro problema impallidisce presto. La storia dell'uomo non è che un misero tentativo di lasciarsi alle spalle questo interrogativo: inventiamo problemi artificiali di cui già si conoscono le risposte pur di sopravvivere all'insopportabile impossibilità di risolvere il terribile enigma originale. Creiamo Dio, il lavoro, il denaro, il capitalismo, il commercio, la finanza, ... Tutte sovrastrutture rassicuranti, tutti giochi, ovvero gruppi di regole ai quali sottostiamo volontariamente per dare un senso - seppur effimero - alla vita. Non ci salvano dalla morte, ci tengono solo alla larga dalla pazzia e dal "vale tutto".

La domanda sul perché dell'esistenza è diventata esplicita almeno da Leibniz in poi. Per alcuni è priva di senso, per altri è la questione fondamentale della filosofia. Per alcuni non c'è modo di rispondere, per altri - i credenti di qualsiasi fede religiosa o scientifica - la risposta è data.

Sostenere che "Nulla esiste" è un esercizio sofistico molto caro a Gorgia, ma difficile da prendere sul serio. Forse esiste poco, di certo il vuoto costituisce la maggior parte dell'universo, ma qualcosa esiste.
Scoprire che questo qualcosa possa venire dal nulla perché il nulla non è tale ma un continuo apparire e dissolversi di particelle e antiparticelle subatomiche, sposta il problema su questa strana danza e non risolve un bel niente.

Jim Holt cerca di affrontare il problema con il piglio di un detective che interroga testimoni illustri in cerca della Verità, anche se a tratti sembra più una guida dei luoghi cari agli intellettuali di Parigi, Londra e Cambridge che un'indagine metodica. Dopo un brevissimo excursus tra i filosofi classici (come non citare Parmenide, che aveva già risolto la questione a modo suo), passa a intervistare coloro che si prestano a dare un contributo, soprattutto astrofisici ma anche scrittori e filosofi. Tutti presbiteri di una certa risposta al problema dell'esistenza.

Meno coinvolgente e convincente di certe spy story matematiche ("L'ultimo teorema di Fermat", "Codici e segreti" - Simon Singh avrebbe forse reso tutta la storia in maniera più efficace), mi ha fatto almeno conoscere alcuni contemporanei del mondo anglosassone che non avevo mai sentito nominare: Adolf Grunbaum, "forse il più grande filosofo della scienza vivente"; David Deutsch, "largamente riconosciuto come uno dei pensatori più coraggiosi e versatili al mondo"; John Leslie, "cosmologo speculativo dai modi gentili e toni affabili".
E un testo non recente, il Dizionario del Diavolo di Ambrose Bierce, per cui la realtà è "il sogno di un filosofo impazzito".