Cercare sollievo ai casi della vita nella filosofia serve quanto una martellata al piede quando prude il naso. Naturalmente il prurito sparisce all'istante.
Dottore, sono disperata! Il rapporto con mio marito sta andando in pezzi, cosa devo fare?
Stia tranquilla, senta questa: l'esistenza non ha senso.
Grazie dottore, grazie! Sto già molto meglio.
FilosoZia
Una(p)parentepensante
venerdì 15 luglio 2016
domenica 11 ottobre 2015
VIDEO DI THE SCHOOL OF LIFE
Avevo perso un po' di splendidi video di The School of Life tradotti in italiano sul sito di Internazionale:
Platone e la felicità
Aristotele e l'amicizia
Epicuro e la buona vita ("La seconda cosa di cui spesso crediamo di avere bisogno per essere felici è un mucchio di soldi. Tendiamo a non valutare correttamente gli enormi sacrifici che ci toccano per ottenere questi soldi: la gelosia, le maldicenze, gli straordinari. Ciò che rende il nostro lavoro davvero appagante, secondo Epicuro, non è il denaro, ma ciò che proviamo quando possiamo lavorare da soli o in piccoli gruppi, come nei panifici o nelle officine navali, quando sentiamo che stiamo aiutando gli altri e, nel nostro piccolo, stiamo migliorando il mondo. Nel profondo, ciò che vogliamo davvero non sono somme enormi o prestigio. E' sentire di fare la differenza."... "Tutti decisero di vivere più semplicemente. Tutti i membri della comune avevano smesso di lavorare per qualcun altro. Una drastica riduzione dei loro redditi fu la contropartita per fare ciascuno le proprie cose: c'era chi si dedicava all'agricoltura, chi alla cucina, chi alla ceramica, chi alla scrittura." !!!!!)
Agostino e gli uomini imperfetti
Vivere pericolosamente secondo Nietzsche
Sartre e la libertà
Marx e la filosofia che cambia il mondo
Come affrontare le sofferenze secondo Budda
Gli insegnamenti di Lao Tsu e del taoismo
Confucio e la saggezza
Hegel e le buone idee
Camus e il senso della vita (!!)
Platone e la felicità
Aristotele e l'amicizia
Epicuro e la buona vita ("La seconda cosa di cui spesso crediamo di avere bisogno per essere felici è un mucchio di soldi. Tendiamo a non valutare correttamente gli enormi sacrifici che ci toccano per ottenere questi soldi: la gelosia, le maldicenze, gli straordinari. Ciò che rende il nostro lavoro davvero appagante, secondo Epicuro, non è il denaro, ma ciò che proviamo quando possiamo lavorare da soli o in piccoli gruppi, come nei panifici o nelle officine navali, quando sentiamo che stiamo aiutando gli altri e, nel nostro piccolo, stiamo migliorando il mondo. Nel profondo, ciò che vogliamo davvero non sono somme enormi o prestigio. E' sentire di fare la differenza."... "Tutti decisero di vivere più semplicemente. Tutti i membri della comune avevano smesso di lavorare per qualcun altro. Una drastica riduzione dei loro redditi fu la contropartita per fare ciascuno le proprie cose: c'era chi si dedicava all'agricoltura, chi alla cucina, chi alla ceramica, chi alla scrittura." !!!!!)
Agostino e gli uomini imperfetti
Vivere pericolosamente secondo Nietzsche
Sartre e la libertà
Marx e la filosofia che cambia il mondo
Come affrontare le sofferenze secondo Budda
Gli insegnamenti di Lao Tsu e del taoismo
Confucio e la saggezza
Hegel e le buone idee
Camus e il senso della vita (!!)
INSIDE OUT
Sul sito di MicroMega Riccardo Manzotti critica l'ultimo film Disney Pixar di cui tutti parlano bene.
domenica 31 maggio 2015
UN FILOSOFO ITALIANO A MOUNTAIN VIEW
Luciano Floridi, filosofo italiano professore di etica dell'informazione alla Oxford University, è l'unico filosofo cooptato da Google nel comitato consultivo sul diritto all'oblio.
giovedì 9 aprile 2015
ANTIFILOSOFIA E FORMAGGITA'
C'è un pezzo geniale tratto da uno spettacolo di Natalino Balasso (Balasciò, 2002) in cui il suo eroe - l'antifilosofo Savino Pezza - argomenta a modo suo contro un teoreta tedesco. Lo trascrivo di seguito. Il video originale - molto più esteso - è visibile qui.
Voi tutti sapete che ci fu negli anni '40 una grande polemica, una grande querelle, un grande dibattito, un grande litigio - ho già esaurito i sinonimi - tra quello che forse è il più importante teorizzatore della comunicazione - lui: il Rosenzweig - e un suo grande antagonista: Savino Pezza.
Sapete che la polemica riguardava l'aneddoto del formaggio, che era un esempio che il Rosenzweig citava a suffragio delle proprie teorie. Che cosa ci dice il Rosenzweig?
Quando io vado ad acquistare un pezzo di formaggio, probabilmente avrò già nella mia testa un'idea del formaggio, un'idea che però mi sarò formato grazie a un processo mnemonico. Io non ho ancora mangiato quel pezzo di formaggio, ma ricorderò di averne mangiato un altro precedentemente. Però attenzione, perché tra il pezzo di formaggio che ricordo - che ho già mangiato, che c'è nella mia testa - e il pezzo di formaggio che il salumiere mi sta incartando in questo momento e che devo ancora mangiare non c'è alcun nesso sostanziale. Quand'anche io andassi a chiedere al salumiere di spiegarmi quale sia l'essenza del formaggio, ma non di quel singolo pezzo - badate bene - non alludo a quel pezzo di formaggio ma al formaggio in generale, alla formaggità... Beh, Rosenzweig afferma che a questa domanda probabilmente il salumiere non saprebbe rispondere.
Vedete, in tutto questo ragionamento l'unica cosa che rimane invariata è la parola "formaggio". E' una parola, un significante senza significato, un vestito esteriore che non vi spiega nulla dell'interiorità, dell'essenza del formaggio. E' un cappottone vuoto.
Savino Pezza inserisce una piccola variante a questo ragionamento. Egli afferma: ammettiamo che il Rosenzweig vada ad acquistare un pezzo di formaggio. Ammettiamo anche che chieda al salumiere di spiegargli quale sia l'essenza del formaggio. Non di quel singolo pezzo, bensì l'essenza del formaggio in generale, la formaggità. Ora, ammettiamo che il salumiere esca dal bancone e gli sferri un calcio nei coglioni.
Interesserà ancora al Rosenzweig conoscere l'essenza del formaggio? Mangerà ancora formaggio in vita sua in seguito? E soprattutto: quando riprenderà a respirare? Questi sono i quesiti che l'intellettuale deve porsi secondo il Pezza!
Natalino Balasso, 2002
Quanto all'antifilosofia, per saperne di più si può leggere questo lemma recente di Wikipedia.
domenica 15 marzo 2015
LUCIO ANNEO BERLUSCONI
Oggi qualcuno esalta lo stoicismo dell'ex cavaliere, che ha atteso pazientemente di venir riconosciuto innocente per il caso Ruby. Non importa che sia stato salvato da una legge cambiata in corso d'opera e che la sentenza confermi che ha compiuto gli atti per cui era imputato. Semplicemente, quello che ha fatto non è più abbastanza per riconoscerlo colpevole.
Ora, lo stoicismo filosofico - quello da cui deriva l'aggettivo che oggi si usa per indicare uno che tiene duro - includeva alcuni altri precetti oltre a quello di sopportare pazientemente le avversità. Ad esempio, il distacco dalle cose terrene e il saper tenere a bada le passioni. Vedete un po' se in questo senso si applica al caso di cui sopra.
Del resto anche Seneca era stoico solo a parole: precettore di Nerone (alla faccia del pedagogo), incapace di rinunciare a lussi e piaceri della corte imperiale, usuraio, in pratica diceva "fate quello che dico, non fate quello che faccio". Eppure il confronto continua a stonare...
giovedì 26 febbraio 2015
FILOSOFIA DELL'INVERNO
David Bouchier, in un intervento radiofonico trascritto qui, fa il punto sugli insegnamenti che possiamo trarre dall'inverno. Ecco i punti salienti.
Innanzitutto, l'inverno ci ricorda che viviamo nel posto sbagliato: l'umanità è nata in Africa e la civiltà si è sviluppata prima sulle calde rive del Mediterraneo. I nostri corpi e i nostri cervelli non sono fatti per funzionare al gelo. Lo sanno bene i gatti di casa, che nelle fredde mattine di febbraio si limitano a scrutare fuori dalla finestra prima di tornarsene a letto. Cosa che dovremmo fare anche noi.
Nel nostro emisfero, l'inverno è associato al nord, e storicamente da nord arrivano le orde barbariche. Le bussole puntano a nord per segnalarci la via da seguire: quella verso sud. Omero racconta di come l'equipaggio di Ulisse, una volta raggiunto il paese caldo e confortevole dei Lotofagi, non volesse più riprendere la rotta verso nord. La sapevano lunga, loro.
Nel medioevo si pensava che il male arrivasse da nord, e le parti più cruente dell'Inferno di Dante non si svolgono tra le fiamme, bensì nel ghiaccio. L'inferno è un lago eternamente ghiacciato.
Il linguaggio tradisce il nostro sentire profondo: "raffreddarsi" significa diventare indifferenti alle emozioni; le persone frigide non sono amichevoli; raggelarsi è un po' come morire.
Allora perché rimaniamo al freddo, ora che la geografia non è più un destino? Perché ci piace. Ci piace soffrire come i membri del Coney Island Polar Bear Club, che tutte le domeniche si tuffano nell'oceano gelido. In pratica siamo masochisti: vogliamo essere disciplinati, e l'inverno è disciplina. La regola principale è che nessuno deve sentirsi a proprio agio. I ricconi se ne vanno a Bora Bora o a Dubai, mentre noi ce ne stiamo qui, miserabili, virtuosi e freddi. Siamo coraggiosi e in gamba come i pinguini dell'Antartide. Se ci riescono loro, possiamo farlo anche noi.
Innanzitutto, l'inverno ci ricorda che viviamo nel posto sbagliato: l'umanità è nata in Africa e la civiltà si è sviluppata prima sulle calde rive del Mediterraneo. I nostri corpi e i nostri cervelli non sono fatti per funzionare al gelo. Lo sanno bene i gatti di casa, che nelle fredde mattine di febbraio si limitano a scrutare fuori dalla finestra prima di tornarsene a letto. Cosa che dovremmo fare anche noi.
Nel nostro emisfero, l'inverno è associato al nord, e storicamente da nord arrivano le orde barbariche. Le bussole puntano a nord per segnalarci la via da seguire: quella verso sud. Omero racconta di come l'equipaggio di Ulisse, una volta raggiunto il paese caldo e confortevole dei Lotofagi, non volesse più riprendere la rotta verso nord. La sapevano lunga, loro.
Nel medioevo si pensava che il male arrivasse da nord, e le parti più cruente dell'Inferno di Dante non si svolgono tra le fiamme, bensì nel ghiaccio. L'inferno è un lago eternamente ghiacciato.
Il linguaggio tradisce il nostro sentire profondo: "raffreddarsi" significa diventare indifferenti alle emozioni; le persone frigide non sono amichevoli; raggelarsi è un po' come morire.
Allora perché rimaniamo al freddo, ora che la geografia non è più un destino? Perché ci piace. Ci piace soffrire come i membri del Coney Island Polar Bear Club, che tutte le domeniche si tuffano nell'oceano gelido. In pratica siamo masochisti: vogliamo essere disciplinati, e l'inverno è disciplina. La regola principale è che nessuno deve sentirsi a proprio agio. I ricconi se ne vanno a Bora Bora o a Dubai, mentre noi ce ne stiamo qui, miserabili, virtuosi e freddi. Siamo coraggiosi e in gamba come i pinguini dell'Antartide. Se ci riescono loro, possiamo farlo anche noi.
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