mercoledì 25 luglio 2012

GRAZIE LUCIO (SUL VIAGGIARE)

Perché è importante viaggiare? Perché si allargano i propri orizzonti, si entra in contatto con altre culture, si esce da quel gretto limite che ci fa vedere solo il nostro orticello. Per conoscersi meglio, per conoscere meglio gli altri. E non c'è luogo che si possa dire di aver visitato a fondo: i posti visti d'estate vanno rivisti in primavera, quelli visti di notte vanno rivisti di giorno perché cambiano, dice Saramago. Quando si torna non si è più gli stessi della partenza, né lo sono i luoghi del ritorno.

E poi è più importante il viaggio o la meta? O sono importanti entrambi? E' meglio porsi delle mete alte e difficili in previsione di una grande soddisfazione, o accontentarsi di quelle praticabili e realistiche come consiglia Watzlawick?

Il viandante più del viaggiatore è il vero filosofo perché non ha una meta, vaga libero, si sofferma sul paesaggio delle strade che percorre, non si lascia imporre una destinazione. Il viaggiatore invece vuole solo raggiungere un traguardo per dire di esserci arrivato. I viaggi organizzati sono roba per chi vuol la vita comoda e non ama gli imprevisti; la vera sfida è vagare liberamente e scoprire di giorno in giorno dove si può arrivare con le proprie forze. E ciò che vale per i viaggi fisici vale anche per quelli metaforici.

E' tutto molto bello e romantico, ma Seneca ha una visione meno ottimistica:

Pensi che sia capitato solo a te e ti stupisci come di un fatto inaudito, perché, pur avendo viaggiato a lungo e in tanti posti diversi, non ti sei scrollato di dosso la tua tristezza e il tuo malessere spirituale? Devi cambiare animo, non cielo. [...] i tuoi vizi ti seguiranno dovunque andrai. Socrate, a un tale che si lagnava per la stessa ragione, disse: "Perché ti stupisci se viaggiare non ti serve? Porti in giro te stesso. Ti perseguitano i medesimi motivi che ti hanno fatto fuggire". A che possono giovare nuove terre? A che la conoscenza di città e posti diversi? Tutto questo agitarsi è vano. Chiedi perché questa fuga non ti sia di aiuto? Tu fuggi con te stesso. Deponi il peso dell'anima: prima di allora non ti andrà a genio nessun luogo. [...]
Conta più lo stato d'animo che il luogo dove arrivi, perciò l'animo non va reso schiavo di nessun posto. Bisogna vivere con questa convinzione: non sono nato per un solo cantuccio, la mia patria è il mondo intero. Se ti fosse chiaro questo concetto, non ti stupiresti che non ti serva a niente cambiare continuamente regione, perché sei stanco delle precedenti; ti sarebbe piaciuta già la prima, se le considerassi tutte come tue. [...]

Non sono d'accordo con quelli che si spingono in mezzo alle onde e prediligono una vita agitata e lottano ogni giorno animosamente con mille difficoltà. Il saggio dovrà sopportarle, non andarsele a cercare, e preferire la tranquillità alla lotta; non giova a molto essersi liberati dai propri vizi per poi combattere con quelli degli altri.

"Trenta tiranni", ribatti, "fecero pressione su Socrate, ma non poterono fiaccarne lo spirito." Che importa quanti siano i padroni? La schiavitù è una sola; se uno la disprezza, per quanti padroni abbia, è libero.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, Lettera 28