venerdì 31 dicembre 2010

WEB 2.0 -> 3.0

Ci sono in giro due film che raccontano progetti di successo avviati in Internet negli ultimi anni: The Social Network è la storia di Mark Zuckerberg, inventore di Facebook; Wikirebels è la storia di Julian Assange, inventore di WikiLeaks.
Ora, tra uno che - per ripicca verso la sua ex - crea un sito per far votare ai compagni di campus la ragazza più figa di Harvard, e un hacker con le contropalle che rivela le nefandezze compiute dagli americani in Iraq, è facile decidere quale sia la genesi più interessante. E, di conseguenza, il portale più utile.
Eppure il faccione di Zuckerberg campeggia sulla prima pagina del numero Person of the Year di Time. Cosa che la dice lunga sulla piega che sta prendendo il mondo.

Dal punto di vista informatico, nessuno di questi due fenomeni mediatici ha inventato niente: prima di Facebook c'era MySpace (creato da Anderson e DeWolfe), e il sistema Wiki su cui si basano Wikipedia, Wikileaks e qualche altro migliaio di siti, l'ha inventato Ward Cunningam. Forse Zuckerberg e Assange hanno fatto un uso inedito e (almeno in un caso) utile di questi strumenti.

Per fortuna, dopo la moda di comparire in quanti più social network ed esibire quanti più amici era possibile, è venuta la moda di scomparire del tutto. Per questo hanno inventato la Web 2.0 Suicide Machine, che in un colpo solo cancella il profilo da Facebook, Twitter, MySpace e LinkedIn. La lettera di diffida che hanno già ricevuto da Facebook è la prova migliore che il servizio funziona per davvero.
Gli slogan che passano nella home page sono fantastici:

"Tutta quella gente di cui in realtà non ti frega un granché!"
"Digli addio con dignità!"
"Vuoi incotrare di nuovo i tuoi vicini reali?"
"Torna alla vita reale, sbarazzati dei guardoni!"

Ho già detto in altre occasioni che non mi schifano tutti i social media: Anobii, ad esempio, mi piace e lo curo. Sarà che non ha la pretesa di creare o rinsaldare rapporti di amicizia (o presunti tali), ma di far conoscere libri.

Sono già partiti da un pezzo i ragionamenti sul Web 3.0 e devo dire che sono molto intriganti. Mi piacerebbe contribuire al dibattito: ho un'ideuzza per un "social network" filosofico (lo metto tra virgolette perché non è proprio il termine più appropriato a quello che ho in mente) che non assomiglia a niente di quanto fatto finora. Ma, come già successo per Aelia Laelia Crispis, ahimè non ho nessuna voglia di tradurlo in pratica. Neanche di provarci.


COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Penso che ci vorrebbe piuttosto un bel progetto di Realtà 3.0 (la 2.0 c'è già ed è la  realtà aumentata... che ridere!) Anche per quello avrei un'ideuzza...

domenica 5 dicembre 2010

GUARDARSI FUORI


Quando ci si interroga sul “Conosci te stesso” è facile cedere all’introspezione: quel guardarsi dentro autoreferenziale, strabico, capace di rivelare solo in parte la verità. E’ un ambito già ampiamente scandagliato dalle psicoterapie, ma persino certa scienza oggi riconosce che la coscienza non è tutta dentro di noi. Sempre che di "dentro" si possa parlare.


 


Dovremmo invece conciliare le apparenti diversità che ci si presentano a contatto con il mondo. Per riconoscermi devo guardarmi allo specchio. Ho bisogno di trovarmi negli altri e nelle cose. Non di qualcuno che mi aiuti a mettere insieme e interpretare i pezzi, gli eventi del passato, i comportamenti, bensì di azioni, rapporti che possano costituire la mia stessa identità, la possano integrare di nuovi elementi in armonia con quelli che già ci sono.


Occorre sacrificare l’io psicologicamente inteso in favore di un io allargato: la mia individualità non finisce con quello che per convenzione chiamo “me stesso” e credo di dover delimitare rispetto al resto del mondo. Io sono determinato innanzitutto da una rete di relazioni, quindi contemporaneamente soggetto e oggetto. Se questa presa di coscienza significa trascendere il sé, allora il ragionare filosofico dialettico permette di raggiungere questa trascendenza.


 


Il motto del tempio di Delfi non perde affatto di significato: ne acquista uno nuovo, specie se considerato nella sua interezza: “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli dei”. Anche se, per calzare meglio con quanto ho detto prima, andrebbe ribaltato: “Uomo, conosci l’Universo e conoscerai te stesso”.


 


Non è facile ESSERE filosofi e mettere in pratica questi propositi. Per ora ho capito solo che, per conoscersi meglio, occorre guardarsi fuori.