Ci sono in giro due film che raccontano progetti di successo avviati in Internet negli ultimi anni: The Social Network è la storia di Mark Zuckerberg, inventore di Facebook; Wikirebels è la storia di Julian Assange, inventore di WikiLeaks.
Ora, tra uno che - per ripicca verso la sua ex - crea un sito per far votare ai compagni di campus la ragazza più figa di Harvard, e un hacker con le contropalle che rivela le nefandezze compiute dagli americani in Iraq, è facile decidere quale sia la genesi più interessante. E, di conseguenza, il portale più utile.
Eppure il faccione di Zuckerberg campeggia sulla prima pagina del numero Person of the Year di Time. Cosa che la dice lunga sulla piega che sta prendendo il mondo.
Dal punto di vista informatico, nessuno di questi due fenomeni mediatici ha inventato niente: prima di Facebook c'era MySpace (creato da Anderson e DeWolfe), e il sistema Wiki su cui si basano Wikipedia, Wikileaks e qualche altro migliaio di siti, l'ha inventato Ward Cunningam. Forse Zuckerberg e Assange hanno fatto un uso inedito e (almeno in un caso) utile di questi strumenti.
Per fortuna, dopo la moda di comparire in quanti più social network ed esibire quanti più amici era possibile, è venuta la moda di scomparire del tutto. Per questo hanno inventato la Web 2.0 Suicide Machine, che in un colpo solo cancella il profilo da Facebook, Twitter, MySpace e LinkedIn. La lettera di diffida che hanno già ricevuto da Facebook è la prova migliore che il servizio funziona per davvero.
Gli slogan che passano nella home page sono fantastici:
"Tutta quella gente di cui in realtà non ti frega un granché!"
"Digli addio con dignità!"
"Vuoi incotrare di nuovo i tuoi vicini reali?"
"Torna alla vita reale, sbarazzati dei guardoni!"
Ho già detto in altre occasioni che non mi schifano tutti i social media: Anobii, ad esempio, mi piace e lo curo. Sarà che non ha la pretesa di creare o rinsaldare rapporti di amicizia (o presunti tali), ma di far conoscere libri.
Sono già partiti da un pezzo i ragionamenti sul Web 3.0 e devo dire che sono molto intriganti. Mi piacerebbe contribuire al dibattito: ho un'ideuzza per un "social network" filosofico (lo metto tra virgolette perché non è proprio il termine più appropriato a quello che ho in mente) che non assomiglia a niente di quanto fatto finora. Ma, come già successo per Aelia Laelia Crispis, ahimè non ho nessuna voglia di tradurlo in pratica. Neanche di provarci.
COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Penso che ci vorrebbe piuttosto un bel progetto di Realtà 3.0 (la 2.0 c'è già ed è la realtà aumentata... che ridere!) Anche per quello avrei un'ideuzza...
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