Pago lo scotto di essere stato piuttosto pigro negli ultimi tempi, con questo rush finale di San Silvestro. Ci sono alcuni argomenti di cui avrei voluto scrivere da tempo, ma non l'ho fatto. Non che siano temi da bruciare col vecchione, tutt'altro. Li voglio legare all'anno che finisce, con il buon proposito di svilupparne alcuni nel 2014.
UNO: Henri Laborit
Qualche mese fa ho visto Mon Oncle d'Amerique di Alain Resnais, capolavoro del 1980 di cui ho scoperto per caso l'esistenza su YouTube. Così ho conosciuto il lavoro di Henri Laborit, biologo e filosofo francese morto nel 1995, ho letto i suoi Elogio della fuga e Dio non gioca a dadi. Mi si è aperto un mondo.Per riassumere in poche parole la teoria espressa nel film e nei libri, ogni situazione che crea stress si può affrontare in tre modi: lottando, fuggendo o sottomettendosi. Delle tre opzioni, solo le prime due preservano la salute del soggetto. La terza sfocia nella somatizzazione del problema, quindi nelle cosiddette malattie psicosomatiche o nella depressione. Da cui l'altra importante conclusione a cui giunge Laborit, ricordato spesso come scienziato anarchico: le gerarchie sono il male.
Il riscontro alle sue supposizioni è stato trovato in laboratorio con un esperimento (quasi) innocuo: un topo chiuso in una gabbia divisa in due stanze riceve una piccola scarica elettrica attraverso il fondo dell'area in cui si trova. In due casi questa situazione non provoca alcun esito negativo sulla salute dell'animale: quando può rifugiarsi nella stanza a fianco dove non c'è scossa (se la porta tra i due settori è aperta) e quando - pur non avendo vie di fuga - la presenza di un altro topo gli consente di sfogare il nervosismo. I due topi lottano tra loro, credendosi l'un l'altro la causa del disagio. Benché non serva a evitare il pizzicore dell'elettricità sulle zampe, i due escono dall'esperimento sani come prima, con il pelo disteso e morbido e nessun problema al funzionamento dell'organismo.
L'unica situazione da cui il topo esce vistosamente provato (dopo un certo numero di ripetizioni) è quella in cui non ha modo di fuggire alla scossa, perché la porta che lo condurrebbe altrove è chiusa, e non ha nessuno con cui prendersela. Se riportiamo tutto questo agli esseri umani, visto che le regole della società aborrono e puniscono gli scontri fisici, è chiaro che l'unica soluzione per salvarsi la pelle è fuggire.
Almeno secondo Laborit e i suoi studi.
DUE: Ayn Rand
Ayn Rand è una filosofa a dir poco trascurata nel panorama occidentale dei pensatori del '900, sebbene il suo Oggettivismo sintetizzi alla perfezione il modo di pensare contemporaneo (pensare? Ormai una certa concezione del mondo è un sostrato implicito). Le sue idee non mi piacciono un granché (nata in Russia, vissuta lì nei primi anni dello stalinismo e poi emigrata negli Stati Uniti, era fermamente convinta che la via del capitalismo conducesse dritti alla libertà), salvo un capitolo del suo saggio Philosophy: who needs it, un testo mai tradotto in italiano, un altro di quei libri che pubblicherei se fossi un editore.Il capitolo si intitola Philosophical detection e spiega come riconoscere le fallacie argomentative in certe frasi fatte che capita di sentire in giro: Non essere troppo sicuro - non si può essere sicuri di niente; E' logico, ma la logica non ha nulla a che vedere con la realtà; Sarà pure stato vero in passato, ma oggi non lo è più; etc.
Descrive il modo dialettico con cui un filosofo dovrebbe approcciarsi a qualsiasi affermazione per capire se si trova di fronte a un dato di fatto o a un crimine intellettuale.
Un buon proposito per il 2014: mettere insieme i dati sui filosofi intesi come detective (non solo la Rand, anche i pochi altri che hanno fatto questo parallelo) e creare una pratica filosofica-gioco utile e coerente con quest'idea.
TRE: Arcade Fire
L'ultimo album degli Arcade Fire, Reflektor, è bellissimo.A parte qualche canzone sparsa (tipo Rebellion, la sigla di Otto e mezzo il programma della Gruber), gli Arcade Fire non mi sono mai piaciuti più di tanto. Troppo folk, troppi e superflui sul palco, troppo poco europei. Sarà che sono canadesi...
Ora è uscito questo disco, a cui ha collaborato anche David Bowie, che è un capolavoro dal primo all'ultimo pezzo, è elettronico e ha dei testi stupendi. E' deciso: a giugno vado a vederli a Verona.
QUATTRO: Frank Zappa
Un omaggio natalizio a Zappa: G-Spot Tornado programmata sulla Roland D2. Di natalizio ci sono solo le lucine della groovebox.COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Dieci! Nove! Otto! Sette!...