martedì 19 febbraio 2008

IO SERVO

«In fondo, (...) si sente oggi che il lavoro come tale costituisce, la migliore polizia e tiene ciascuno a freno e riesce a impedire validamente il potenziarsi della ragione, della cupidità, del desiderio di indipendenza. Esso logora straordinariamente una gran quantità di energia nervosa, e la sottrae al riflettere, allo scervellarsi, sognare, al preoccuparsi, all'amare, all'odiare».
Friedrich Nietzsche, "Aurora" 1881


 «La sfacciata richiesta di sprecare la maggior parte dell'energia vitale per un fine tautologico, deciso da altri, non è stata sempre a tal punto interiorizzata come oggi. Ci sono voluti diversi secoli di violenza aperta su larga scala per far entrare, letteralmente a forza di torture, gli uomini al servizio incondizionato dell'idolo lavoro»
Gruppo Krisis, Manifesto Contro Il Lavoro


 


ShitworkerA.A.A.A. Cercasi disperatamente comune (UNA comune, s'intende) che possa accogliere un sedicente filosofo e due gatti.

E' incredibile la quantità di impieghi inutili che l'uomo inventa pur di mantenere in vita il lavoro e questa meraviglia di sistema. Ci sono persone che si arrabattano da mattina a sera per giustificare il proprio ruolo all'interno della macchina. Il problema è la quantità di soggetti di questo tipo con cui ho avuto a che fare di recente per il mio lavoro, che pure non scherza in quanto a superfluità. Questa quantità, dicevo, ha superato la mia personale soglia di tolleranza.


Per fortuna ho elaborato un paio di piani:

Piano A (detto anche piano "American Beauty" - si veda il film): contribuisco nel mio piccolo alla vittoria di Veltroni, aspetto che garantisca - come dice - 1000 Euro di stipendio mensile anche all'ultimo dei precari, poi mi iscrivo a un'agenzia di lavoro interinale e incomincio a vagare tra fast food, cessi di Autogrill e call center di compagnie telefoniche, fregandomene della soddisfazione del cliente almeno quanto il mio titolare se ne fregherà della mia. Qualche privazione in più (più di così? coraggio pure), ma del resto tutto simile a prima.


Piano B: aspetto che fallisca senza appello anche l'ennesimo progetto musicale che ho intrapreso e in cui ho riposto qualche speranza, poi cerco un monastero induista di scuola Advaita Vedanta ove possa riflettere vita natural durante sulla realtà non-duale del mondo. Potrebbe lenire il dolore, ma anche peggiorare la situazione, con questa storia che devi conoscere te stesso, identificare il mondo con il sè, e allora perchè il mondo non va come voglio io? E i gatti dove li metto? Ah, già, i gatti. Niente, come non detto.


Mah, ogni tanto piombo in questo stato di sconforto lavorativo. Dev'essere un problema di chimica cerebrale, o forse di digestione (che poi è la stessa cosa). Forse un chimico saprebbe spiegarlo.




COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Ripenso a "Il sesto senso": ci sono film che finiscono con la rivelazione sconvolgente di qualcosa che pure era sotto gli occhi di tutti. Ti tocca guardarli daccapo per accorgerti degli indizi che la prima volta ti erano sfuggiti, benchè sparsi in tutte le scene.

1 commento:

  1. Sconforto ahimè fin troppo comune...condivido le tue riflessioni.


    In bocca al lupo, qualunque dei due piani sceglierai ;)

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