sabato 24 giugno 2006

LA MADRE DI TUTTE LE INVENZIONI

L'altro giorno ho sentito per radio la classifica degli uomini di spettacolo più influenti al mondo. Dev'essere questa qui.
Lo speaker magnificava i guadagni da capogiro di registi come Spielberg e attori come Tom Cruise. Mi è venuto da pensare che gli esseri umani fanno tutto da soli, prima si inventano i parametri del successo, poi conquistano il successo. Si sono inventati la proprietà privata, poi il denaro, poi il rapporto tra proprietà e denaro, poi è stato il trionfo dei beni immateriali. Il passaggio dalla proprietà privata alla proprietà intellettuale è l'aberrazione su cui si basa il potere delle persone di spettacolo.

Cercando di salire di livello (alla Bateson) per generalizzare questo arrotolarsi su se stessi e inventarsi la realtà, si può supporre che l'esistenza stessa sia un'invenzione di questo tipo. Fuori dal tempo e dallo spazio, un'ipotetica unità si è reinventata molteplice e dialettica fino a dimenticarsene del tutto, nello stesso modo in cui noi ci siamo dimenticati della libertà di un tempo per diventare schiavi senza catene, pur convinti di essere più liberi che mai.

E' una specie di ragionamento induttivo orizzontale: una generalizzazione dall'esperienza particolare che viviamo quotidianamente, indietro attraverso le spire dell'esistenza. Forse - e ritorna la fisica quantistica - costruiamo istante per istante una realtà che esiste solo in funzione delle nostre coscienze. Non c'è altro che la coscienza, ciò che non viene percepito direttamente non esiste, neanche la storia. Quelle che si presentano come prove del passato, servono solo a dare consistenza e coerenza al presente. Per fortuna che in questo blog parlo tra me e me, altrimenti mi accuserebbero di rinnegare la Shoa!

Poi dovrei parlare al singolare (niente "viviamo" né "costruiamo") e riferirmi a un IO, unico, che appare molteplice solo per un errore di fondo.

Si può definire neo-antropocentrismo? Forse, ma non nel senso del ritrovato spiritualismo dei college americani. In effetti sarebbe più corretto chiamarlo neo-solipsismo.

Ora basta, passerò il weekend a cercare di post-determinare il valore di un dado in una scatola chiusa.

Cosa succede mentre scrivo questo post:
Schrodinger (il gattino tigrato filgio di Lulù) mi dorme in grembo.
(non riesco a essere coerente, dovevo dire "Schrodinger mi dormo in grembo")

P.S. Irene, ti preoccupi tanto delle mie frequentazioni, ma stare da soli a volte è peggio.

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