Voglio dire, in duemila anni Dio poteva pure mandare qualcun altro, che una sola crocifissione a giustificare l'immenso potere della Chiesa sull'opinione pubblica mi sembra un po' poco. Diciamo che il sacrificio di un altro figlio per ciascun secolo sarebbe stato più convincente.
Detto questo, è chiaro che secondo me la "luce alle menti" non possiamo che darcela da soli. Magari leggendo l'ultimo saggio di John Holloway, Crack Capitalism, la cui copertina è più pasquale che natalizia, ma i contenuti valgono per tutte le stagioni.
Si sa dai tempi di Etienne de la Boetie, e ormai l'hanno capito tutti tranne qualche sindacato, che la rivoluzione deve essere individuale, per evitare che il sistema (l'impero?) fagociti la protesta e i suoi leader, li digerisca e tragga beneficio da questi nemici apparenti. Niente capi allora, niente proteste di piazza, solo cambiamenti nel proprio stile di vita, nei comportamenti. Liberarsi per quanto possibile dalla schiavitù del denaro, ritrovare il gusto della condivisione, creare spazi sociali per l'incontro con gli altri, smettere di servire (mi permetto di aggiungere: nella doppia accezione del termine). Insomma, aprire delle crepe in questo cielo di cartapesta che ricopre tutto e che pensiamo essere l'unica ineluttabile possibilità.
E soprattutto abbandonare il lavoro astratto per dedicarsi a qualcosa che piace, per cui ci si sente naturalmente portati, che dia soddisfazione. Dedicarsi al fare abbandonando l'ammaestramento cui ci costringe il capitale.
Con il latino mulier abscondita Holloway indica tutti coloro che partecipano in solitaria a questo sforzo anticapitalistico. Gli stessi che io qualche anno fa, con inconsueta preveggenza, nel mio primo privatissimo e ingenuo tentativo di scrittura creativa, avevo chiamato le comari assenti.
COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Lavori nell'appartamento a fianco, che è rimasto vuoto per sette anni e ora si anima.
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