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Unire la mia sorte alla tua sorte
per sempre, nella casa centenaria!
Ah! Con te, forse, piccola consorte
vivace, trasparente come l'aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte...
Oh! questa vita sterile, di sogno!
Meglio la vita ruvida concreta
del buon mercante inteso alla moneta,
meglio andare sferzati dal bisogno,
ma vivere di vita! Io mi vergogno,
sì, mi vergogno d'essere un poeta!
Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatta la seconda
classe, t'han detto che la Terra è tonda,
ma tu non credi... E non mediti Nietzsche...
Mi piaci. Mi faresti più felice
d'un'intellettuale gemebonda...
Tu ignori questo male che s'apprende
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piace. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.
Ed io non voglio più essere io!
Non più l'esteta gelido, il sofista,
ma vivere nel tuo borgo natio,
ma vivere alla piccola conquista
mercanteggiando placido, in oblio
come tuo padre, come il farmacista...
Ed io non voglio più essere io!
Guido Gozzano, La signorina Felicita ovvero la Felicità
In quanto consigliere di condominio della mia scala, ho potere di vita e di morte sulle agenzie di pulizie.
L'altroieri hanno suonato alla porta. Era la signora Grubach, fasciata nel solito elegantissimo tailleur.
"Signor D., come mai non ha ancora cambiato agenzia di pulizie? Si ricorda l'ultima riunione di condominio? Avevamo deciso di cambiarla con voto unanime."
"Si, ma c'è stato un imprevisto, l'amministratore ha smarrito il preventivo di quell'altra, e così abbiamo mantenuto quella che c'era."
"Quella che c'era non pulisce bene! Lascia le ragnatele, non spolvera i davanzali, non toglie le macchie dal pavimento."
"La verità, signora Grubach...." Non potevo più sostenerne lo sguardo. Scesi a fissare le punte delle scarpe.
"Allora?"
"La verità è che sono innamorato di miss Burstner. Le ragazze more con gli occhi verdi mi hanno sempre fatto perdere la testa, e non ho saputo mandarla via."
"Ha voglia di scherzare? Noi dovremmo tenerci le scale sozze per un suo capriccio? Chiederò all'amministratore di revocare il suo mandato di consigliere."
"Ascolti signora Grubach, sono un modesto impiegato, di quelli che fanno ciò che si chiede loro per otto ore al giorno. Capisce cosa significa per me avere un ruolo di responsabilità?"
"Questo non le dà diritto a decidere per gli altri, signor D.!"
Mi sono fatto minuscolo. Stava sullo zerbino, ma sembrava un metro sopra di me.
"La prego, rimedierò subito, manderò via quella strega e chiamerò la ditta che vuole lei, le assicuro..."
"E' troppo tardi ormai, perciò sappia: io la condanno al ruolo di impiegato per l'eternità!"
Da allora, i miei gatti sono tormentati da orrendi vermi intestinali dotati di ventose, i computer delle persone a me più care si rompono uno dopo l'altro e mi costringono nell'unico ruolo per cui mi si dà credito.
In camera da letto, gli insetti che un tempo sparivano quando mi svegliavo di soprassalto, ora persistono reali. Un'orrida falena gigante mi sussurra con il flatter-flatter delle ali: "In girum imus nocte et consumimur igni". L'ho spiaccicata al muro, dove è rimasta la sua sagoma eterna.
Esercizi di stile a parte, devo avere una qualche disfuzione dei lobi parietali, o una rescissione del corpo calloso, perchè non riesco a prendermi a cuore il problema "pulizia delle scale".
COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
Si fa l'ora di andare al gattile
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