sabato 23 giugno 2012

ETHOS, PATHOS E ARAMIS

Non mi capita spesso di dover persuadere qualcuno di qualcosa (a parte sul lavoro, s'intende). E' più facile che debba persuadere me stesso a prendere qualche decisione.

Al che compaiono, anche se in dialogo interiore,  pathos ed ethos, due pilastri della retorica aristotelica: voglio certo assecondare le mie passioni, quello che sento, quello che mi piace, ma rispettando la morale, le regole della società, le convenzioni non scritte.

Fin qui tutto bene, decisione quasi presa. Poi arriva il terzo elemento a rendere tutto più complicato, il logos:  inizio a ragionare, a calcolare le conseguenze, a immaginare tutti i possibili scenari futuri, che si presentano regolarmente e inesorabilmente apocalittici. Insomma, il logos riesce sempre a vanificare gli effetti di ethos e pathos, e di conseguenza posso dire addio alle mie brame di cambiamento. Maledetto.

COSA SUCCEDE MENTRE SCRIVO QUESTO POST:
E' un caldo che si schiatta. Nello stereo: Rei Harakami, Lust. Elettronica minimale, leggermente ritmata, molto rilassante.

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