mercoledì 12 marzo 2014

SCOMBUSSOLARE L'ABITUALE (oscilloSCOPE /3)

Shaking the Habitual è l'ultimo album dei The Knife, duo elettronico svedese composto da Karin Dreijer Andersson e da suo fratello Olof.

Karin Dreijer Andersson è anche la voce affilata che canta What Else Is There? dei Royksopp, ma non è la diafana modella protagonista dell'inquietantissimo video. E' quella con la gorgiera che mangia nervosamente una mela poco oltre la metà.


What else is there? la conosco da tempo, mentre Shaking the Habitual l'ho scoperto solo adesso anche se è uscito un anno fa. La scoperta più felice è stata il messaggio che veicola. Innanzitutto il titolo, tratto da una frase di Michel Foucault:

Il lavoro di un intellettuale non è plasmare la volontà politica degli altri; è, attraverso le analisi fatte nel proprio campo, riesaminare prove e ipotesi, scuotere i modi abituali di lavorare e di pensare, dissipare familiarità convenzionali, rivalutare regole e istituzioni.
 The Knife portano in musica questo programma con un disco davvero strano, pieno di voci distorte, ritmi tribali, brani sperimentali che sfiorano i 20 minuti di durata, oltre a qualche pezzo di più facile ascolto ma che non sentiremo per radio. Insomma, un disco sicuramente insolito, di quelli che fanno gongolare i recensori più intellettualoidi; sicuramente un'opera coraggiosa (doppio CD e triplo LP), che non mi sentirei di definire un capolavoro.

Il vero capolavoro è all'interno della confezione dell'LP (credo sia anche nell'edizione in CD), ed è un fumetto esteso su due grandi poster dall'irresistibile titolo "END EXTREME WEALTH": PORRE FINE ALLA RICCHEZZA ESTREMA.
Una signorina introduce il nuovo obiettivo del millennio: appunto, porre fine alla ricchezza estrema entro il 2015. Una serie di professionisti - insegnanti, tecnici, etc. - raccontano a turno come hanno studiato il fenomeno dell'eccessivo arricchimento di alcuni a scapito dell'impoverimento di molti e come lavorano per arginarlo.
La storia si conclude con un coro eterogeneo che canta "Heal the rich" e con il motto "Make extreme wealth history", l'altra faccia della medaglia del famoso "Make poverty history" tanto caro a Bob Geldof.

Oggi non sono più tanti i dischi che contengono messaggi politici, nei testi o nelle note di copertina. Questo merita di essere segnalato.

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